La misura “Resto al Sud” contenuta all’interno del D.L. n. 91/2017 (c.d. D.L. per il Mezzogiorno) convertito in Legge dalla Camera è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale.
Il tetto dei finanziamenti sale a 50.000 € per le nuove attività imprenditoriali ma può arrivare fino a 200.000 € nel caso di costituzione di società con più soggetti. La misura risulta ben finanziata, con un monte risorse pari a 1,125 miliardi di euro che sarà spalmato anno per anno fino al 2025. Parte delle risorse provengono dall’Unione Europea al fine di colmare il gap economico nelle aree più svantaggiate del Paese.
‘Resto al sud’ prevede un mix di interventi: un fondo perduto del 35% ed un finanziamento per il restante 65% del progetto in conto interessi tramite istituti Bancari convenzionati (ad ora Banca Popolare del Mezzogiorno – MedioCredito Centrale) con garanzia del Fondo Pmi. Il 65% di tale finanziamento bancario deve essere restituito entro 8 anni e beneficia, come già detto, del contributo in conto interessi.
Si possono inviare le domande a partire dal 15 Gennaio 2018, direttamente dal sito di Invitalia (www.invitalia.it), soggetto incaricato dal Ministero per gestire la misura.
Importante novità riguarda il metodo per aggiudicarsi gli aiuti, non tramite click day ma bensì tramite valutazione del progetto (attraverso un’apposita griglia di valutazione che attribuirà un punteggio), quindi evitare di avere fretta e munirsi di un buon progetto sarà sicuramente un valore aggiunto per accedere agli aiuti.
Di seguito elenchiamo alcuni dettagli per comprendere meglio chi rientra nella misura ‘Resto al Sud’:
– soggetti di età compresa tra i 18 ed i 35 anni;
– soggetti residenti in una delle seguenti regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) al momento della presentazione della domanda o che vi trasferiscano la residenza entro 60 giorni dalla comunicazione dell’esito positivo dell’istruttoria. Per i soggetti beneficiari della misura vi è l’obbligo di mantenere la residenza nelle predette regioni per tutta la durata del finanziamento;
– gli stessi soggetti non devono risultare già beneficiari, nell’ultimo triennio, di ulteriori misure a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità;
– le forme giuridiche ammesse all’incentivo possono includere sia l’impresa individuale che le società, ivi incluse le società cooperative. Unici esclusi sono i liberi professionisti o società di consulenza.
Su quest’ultimo punto, appare opportuno specificare che le società, ivi incluse le società cooperative, possono essere costituite anche da soci che non abbiano i requisiti anagrafici richiesti (da 18 a 35 anni) a condizione che la presenza di tali soggetti nella compagine societaria non sia superiore ad un terzo dei componenti e non abbiano rapporti di parentela fino al quarto grado con alcuno degli altri soci.
Importante limite riguarda l’impossibilità di usufruire dei benefici per i soggetti che al momento dell’entrata in vigore del decreto (21/06/2017) fossero già titolari di un’attività d’impresa e i titolari di un reddito di lavoro dipendente a tempo indeterminato.
I progetti imprenditoriali finanziabili sono quelli relativi alla produzione di beni nell’artigianato, attività manifatturiere, estrazioni minerarie, industria, pesca e acquacoltura, fornitura di servizi, compresi anche quelli turistici, attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento, istruzione, attività di servizi di alloggio e ristorazione. Sono quindi esclusi da iniziativa le attività di commercio ed agricoltura.
Le spese ammissibili riguardano:
– le opere edili di ristrutturazione e/o manutenzione straordinaria, nei limiti del 30%;
– macchinari, impianti e attrezzature nuove;
– programmi informatici e servizi per le tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione;
– le spese di gestione, tra cui materie prime, materiali di consumo, semilavorati, utenze e canoni di locazione per immobili, eventuali canoni di leasing, nella misura del 20% del programma spesa.
Non sono considerate ammissibili le spese progettuali relative a:
– acquisto di beni di proprietà di uno o più soci;
– notaio, imposte e tasse;
– macchinari, impianti e attrezzature usate o di mera sostituzione.
L’indotto che può derivare da questi incentivi è tutt’altro che indifferente: viene stimato che possono essere aiutate circa 40mila persone con uno sbocco occupazionale di altre 60-80mila unità. Tali misure sommate al ‘Bonus Sud: credito d’imposta per il Mezzogiorno’,di cui abbiamo precedentemente parlato, possono rappresentare delle importanti opportunità da non lasciarsi scappare per l’economia del Sud.